15 Settembre, 2020 · Chiara

Lungo il tratto di litorale tirenico compreso tra le cittadine laziali di Anzio e Terracina, si trova uno degli ultimi paradisi naturali italiani che sicuramente vorremo preservare e proteggere a tutti i costi: il Parco Nazionale del Circeo. Divenuto ufficialmente area naturale protetta nel 1934, il Parco prende nome dall’omonimo promontorio che chiude il bellissimo arco disegnato dalla spiaggia di Sabaudia.

Una grande varietà di habitat naturali, e quindi anche di biodiversità, è perfettamente visibile lungo i circa 9 chilometri quadrati della superficie lungo la quale si sviluppa il parco, dominato dal monte Circeo, un massiccio calcareo dell’era Mesozoica di 541 metri di altezza che da il nome a tutto il promontorio che si affaccia sul mare, ed al parco stesso. Tale promontorio è suddiviso in due versanti: il versante Nord, detto anche quarto freddo ed il versante Sud, ovvero il quarto caldo, con caratteristiche climatiche notevolmente differenti tra loro.

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Origini e storia del Parco Nazionale del Circeo

Attenendoci scrupolosamente alla leggenda greca, il monte Circeo era abitato dalla maga Circe, celebre figura mitologica già conosciuta nell’Odissea, poema nel quale si narra del suo tentativo di trasformare in porci Ulisse ed i suoi compagni, poi invece accolti ed ospitati per circa un anno in casa dalla stessa maga.

Il Parco Nazionale in se e per sé venne istituito dall’Amministrazione forestale nel 1934 per volere del Duce Benito Mussolini, ed il suo scopo principale era quello di tutelare e bonificare ciò che restava delle paludi pontine; l’opera fu poi portata a termine con successo dall’ingegnere e politico italiano Natale Prampolini, premiato addirittura dal Re Vittorio Emanuele III di Savoia con il titolo di ‘Conte del Circeo nel 1941. Il Circeo è oggi l’unico Parco Nazionale europeo ad estendersi su una zona totalmente pianeggiante situata nel bel mezzo di un ambiente marino. Per questo motivo è anche stato eletto dalla UNESCO ‘riserva della biosfera’ nel 1997, e candidato al titolo di ‘patrimonio dell’umanità’.

Habitat differenti e biodiversità del Parco Nazionale del Circeo

Accennavamo poc’anzi alla prima grande suddivisione da fare per poter apprezzare meglio quanto di meraviglioso può offrire questo incantevole posto, ovvero la presenza di un quarto freddo e di un quarto caldo, denominazioni relative rispettivamente al versante Nord ed a quello Sud, ma andiamo a scoprire di più. Il versante Nord è caratterizzato da un clima umido e da una massiccia presenza di leccio (tipo di albero conosciuto anche come ‘elce’ e molto frequente in tutto il bacino mediterraneo) nella sua parte più alta, di frassino minore, carpino nero e roverella se ci spostiamo invece a quote più basse.

Il versante Sud invece, ovvero quello che grazie alla sua posizione privilegiata con ‘affaccio sul mare’ gode di una esposizione al sole che dura quasi per tutto l’anno, offre una vegetazione rupestre mediterranea che cresce sempre più forte e rigogliosa con alberi di ginepro ed elce, piante di mirto, rosmarino, erica, finocchio marino ed euforbia arborea. Varie anche le specie animali che il Parco Nazionale protegge e tutela preservando habitat naturali a loro congeniali: si possono incontrare cinghiali, tassi, faine, scoiattoli, ma anche piccoli uccelli rapaci come il falco pellegrino o il gheppio.

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Selva, paludi, mare, tutto in un unico posto

Pini, lecci (elci), querce da sughero e tutte le formazioni vegetali caratteristiche della cosiddetta macchia mediterranea, ricoprono tutta l’area che costituisce quella che una volta si chiamava selva di Terracina, ovvero la foresta naturale di pianura più estesa d’Italia (3.300 ettari circa). Tutta la selva è visitabile utilizzando una articolata rete di sentieri percorribili sia a piedi che in bicicletta, attraversando un’ampia zona di sottobosco ricco di specie di bacche e piccoli frutti come il biancospino, il corbezzolo, il pungitopo, l’erica arborea; grandi dune di sabbia e lo sbocco sul mare completano poi il meraviglioso quadretto naturale che il parco offre.

Nell’area forestale si possono incontrare varie specie di mammiferi come cinghiale, donnola, lepre, volpe, tasso, ma anche rettili ed anfibi come vipere, testuggini, rane o rospi; ultimamente, seguendo i programmi di ripopolamento delle specie definite ‘da selvaggina’, sono stati introdotti in quest’area boschiva anche i daini, mantenuti all’interno di un recinto di circa 400 ettari.

L’ambiente costiero e le dune litoranee

Il territorio del parco comprende tra le altre cose una fascia costiera sabbiosa che si estende per circa 22 chilometri, formata da sabbie sottili ed un cordone di dune che può raggiungere un’altezza massima di circa 30 metri; all’interno delle stesse dune, crescono rigogliosi cespugli ed arbusti che offrono rifugio naturale a diverse specie di lucertole, conigli, coleotteri, tassi e volpi.

L’ambiente costiero che si sviluppa in prossimità delle dune è alquanto particolare, con alternanze tra lunghi periodi di siccità, temperature altissime, e venti molto violenti, e solo per questi tre fattori citati andrebbe tributato un forte applauso alle specie animali e vegetali che crescono e si sviluppano in quest’area! camomilla e giglio marino, ginepro e lentisco sono le specie definite ‘pioniere’, poi tutte le altre specie di piante caratteristiche della macchia mediterranea come frassino, salice, ontano e pioppo.

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